Orizzonte Sommo Orizzonte

Studio La Linea Verticale, Bologna, 2023

testi critici di Lorenzo Balbi, Valerio Dehò, Carmen Lorenzetti

LORENZO BALBI

Loopholes

La grande installazione di Giovanna Caimmi, concepita spazialmente e
concettualmente per gli spazi della galleria, riesce a mutarne completamente
una stanza, adattandosi ad essa perfettamente, anche negli angoli e nella
spigolosità, uniformandosi, calzando, nello spazio e diventando allo stesso
tempo indivisibile come se qui fosse sempre esistita e andasse solo
riscoperta, svelata. Concepita in tempi di lockdown e di limitazione, la grande
feritoia continua può essere letta come un tentativo di evasione, come uno
squarcio sull’oltre che l’artista ritaglia dal proprio spazio interiore diventando
una finestra sul mondo esterno, un desiderio di immaginare un “fuori
possibile” osservabile senza essere visti. Guardare fuori significa spesso
cercare di evadere, vuol dire cercare ad ogni costo una libertà di cui ci si sente
privati, significa tentare di allargare i propri orizzonti o semplicemente fuggire
con la mente. Ma guardare fuori, a volte, equivale a guardarsi dentro. Il mondo
percepibile dalle lunghe orizzontali vedute di Giovanna Caimmi è un universo
ideale, scandito dalle coordinate Nord/Sud/Ovest/Est, identificabile in temi
(progresso tecnologico, cambiamenti climatici, stravolgimenti sociali, esplorazioni naturali) ma mai esattamente decifrabile, come se l’artista chiedesse in realtà ad ognuno di noi di trovare la propria visione, il nostro unico e personale possibile mondo esterno.

Loopholes

The large installation by Giovanna Caimmi, spatially and conceptually conceived for the spaces of the gallery, it manages to completely change a room, adapting to it perfectly, even in the corners and angularity, uniforming, fitting in the space, and at the same time becoming indivisible as if it had always existed here and should only be rediscovered, revealed.
Conceived in times of lockdown and limitations, the loophole, sizeable and continuous, can be read as an attempt to escape, as a glimpse into the beyond that the artist cuts out of his own inner space, becoming a window onto the outside world, a desire to imagine a “possible outside” observable without being seen. Looking outside often means trying to escape; it means seeking at all costs a freedom that one feels deprived of; it means trying to broaden one’s horizons or simply running away with one’s mind.
But sometimes, looking outside is equivalent to looking inside. The world that can be perceived from the long horizontal views of Giovanna Caimmi is an ideal universe, marked by the North/South/West/East coordinates, identifiable in themes (technological progress, climate change, social upheavals, natural explorations) but never exactly decipherable, as if the artist actually asked each of us to find our vision, our only possible personal external world.”

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