IL MALE DEGLI ARDENTI
AbC gallery, Bologna. Curated by Beatrice Buscaroli, text by Angelo Antonio Fierro. 2016.
LA VERSIONE DI BOSCH
Beatrice Buscaroli
C’è un personaggio a dir poco singolare che compare in alcuni film di David Lynch.
Poche sequenze, in Twin Peaks o in Mulholland Drive, nelle quali un nano, con gesti meccanici e con voci stridule, sembra introdurci, o avvicinarci, ad una dimensione narrativa insospettata, sorprendente, unheimlich. Lynch è il regista che forse più di ogni altro è stato capace di investigare le variabili di un sentimento, attivo o passivo, che scandaglia le dimensioni più recondite della creatività.
Ma è quell’azione “sentimentale” a generare una relazione con i processi di una rappresentazione estremamente ambigua. Come dire: c’è una volontà senza rappresentazione e una rappresentazione senza volontà; l’arte e la dimensione prosaica del “sentire” generato dalla visione. Insomma, come aveva ben capito Einstein, la posizione dell’osservatore condiziona l’esperimento. Ebbene, il nano di Lynch è il soggetto che, introducendosi in sogno con la cantilena che recita: « Nell’oscurità di un futuro passato il mago desidera vedere. Non esiste che un’opportunità tra questo mondo e l’altro. Fuoco, cammina con me », fornisce all’agente Cooper una serie di tracce, di indizi, di orme, che gli permetteranno di avvicinarsi all’identificazione dell’assassino di Laura Palmer.